venerdì 19 marzo 2010

Caro elettore padano,

ti scrivo questa breve lettera per ringraziarti del fatto che sono venti anni che, gridando "Padania libera", "Roma ladrona", "Via i neghèr", "La lega ce l'ha duro così", "Secessione" ed altre belle frasi ad effetto, riesco a conquistare il tuo voto.

Non finirò mai di ringraziarti per la fiducia che riponi in me, infatti in questi venti anni grazie al tuo voto ho potuto percepire un lauto stipendio da parlamentare senza dover fare grossi sforzi.

Con lo stipendio da parlamentare ho potuto mantenere dignitosamente la mia famiglia e far studiare i miei figli come si conviene ad un buon padre di famiglia padano.

Certo far studiare i miei figli è stata un'impresa ardua ma da buon padre di famiglia padano ti posso dire che i figli son piezz' e core, non so se l'ho scritto giusto ma il dialetto napoletano non è la mia lingua madre.

Quando mi sarò stancato di fare il parlamentare, se il dio Po lo vorrà, potrò godermi la mia bella pensioncina da parlamentare. Bobo verrà da me a suonare, "O mia bella Madonnina", Borghezio con la camicia verde racconterà le sue bischerate di quando andava sui treni a disinfettarli, Calderoli indosserà i calzoncini corti e le sue magliette con le vignette sull'islam e canterà il Va Pensiero, poi telefoneremo a Gentilini fingendoci culattoni e chiedendogli informazioni sulla pulizia etnica, guarderemo le vecchie puntate di Miss Padania. Insomma ci divertiremo un sacco.

Certo quando mi è venuto il coccolone me la son vista brutta, ma brutta, brutta, brutta come dicono Aldo, Giovanni e Giacomo, potevo rimanere offeso. Ma grazie alle tante preghiere degli amici, dei parenti e degli elettori padani, il dio Po non ha permesso alla Signora Nebbiosa che aleggiava su di me di portarmi via nella Sacra Palude che tutto inghiotte.

Grazie al dio Po sono ancora qui, perché ho ancora un paio di trote, ops, volevo dire un paio di cose da sistemare prima di andare in pensione.

Ho un unico rammarico, a causa della malattia non riesco più a fare bene il gesto dell'ombrello che mi riusciva così bene. Mi piaceva fare il gesto dell'ombrello davanti a migliaia di persone pensando mentre lo facevo, in romanesco : "Anvedi come vò fregati bene grazie a Roma Ladrona".

Chiudo questa breve lettera rinnovandoti, caro elettore padano, l'invito a dare il tuo voto alla Lega e salutandoti padanamente mi commiato da te.

Sinceramente tuo Umberto da Giussano.

3 commenti:

Andrea Sacchini ha detto...

Complimenti... ottima vena poetica. :-)

Sbronzo di Riace ha detto...

sì in effetti "la Sacra palude che tutto inghiotte" è abbastanza poetica anche se lugubre

:-)

abbatangelo ha detto...

Complimenti la tua lettera è stata immessa nella:
ENCICLOPEDIA BARBARA DELLA
PADANIA FELIX
tomo 4
http://100cosecosi.blogspot.com/p/enciclopedia-barbara-della-padania_19.html